Il padre è colui che porge il nutrimento in ogni campo. Per il giovane da educare è l’istruttore nelle cose della vita; colui che trasmette la conoscenza accumulata. Attraverso il linguaggio risveglia nel bambino la coscienza della sua appartenenza al gruppo sociale. E’ il verbo che agisce. E’ l’apporto di energia che fa di lui un elemento radioso e solare, che investe con i suoi raggi la coppia madre-bambino come il sole inonda la terra.
– Alfred Tomatis
Le motivazioni che portano a generare un figlio sono a livello intrapsichico, interpersonale, culturale e sociale e si differenziano tra l’uomo e la donna.
Con un figlio la donna può dimostrare di essere in grado di generare come la madre, assicurandosi la continuità della specie, può legare il partner a sé o rivitalizzare un rapporto spento, può essere strumento contro la solitudine, riparare una perdita o rispondere ad un’esigenza sociale.
Il desiderio di paternità si presenta quando il rapporto è vissuto stabile e duraturo e la coppia può così aprirsi ad un nuovo elemento futuro. Nell’uomo il desiderio di diventare padre si basa su motivazioni quali: continuità della propria specie, bisogno di rinnovare relazioni con persone del passato, superamento della rivalità edipica, desiderio narcisistico di riprodurre la propria immagine, con una successiva proiezione delle proprie aspirazioni sul figlio (Imbasciati, Dabrassi, Cena, 2007).
L’evoluzione del Padre
ll padre ha visto evolvere la propria figura negli anni fino ad arrivare ad essere molto più consapevole del proprio ruolo. Secondo Silvia Vegetti Finzi (A piccoli passi, 1994) la figura autoritaria si sta un po’ sgretolando per far spazio ad un padre meno distante, capace di riscoprire la propria tenerezza e di accettare le sue componenti “femminili” senza snaturarsi.
E’ anche in grado di prendersi cura dei propri figli, di supportare la compagna e di vivere in sintonia con loro. Il “padre partecipante” è lontano dal padre padrone e può modificare positivamente i rapporto tra i genitori e figli, perché grazie alla “ri-scoperta” di un sentimento protettivo materno nei confronti della compagna e del figlio, stabilisce nuove “regole” improntate alla condivisione, responsabilità e protezione nei confronti della famiglia (Imbasciati, Dabrassi, Cena, 2007).
I percorsi che portano alla nascita sono diversi per madre e padre, perché se la madre contiene fisicamente il bambino e lo sente dentro di sé, il padre lo diventa ufficialmente quando riconosce il proprio figlio davanti la legge dandogli il suo cognome (Costa, 2021). La paternità è un processo più lento, cresce insieme figlio e ha bisogno di eventi visibili ed è per questo motivo che per sentirsi padre l’uomo deve entrare in comunicazione con il proprio bambino attraverso la sua compagna.
Paternità biologica, paternità psicologica e paternità simbolica
Secondo Muldorf (Imbasciati, Dabrassi, Cena, 2007), la paternità si strutturerebbe in paternità biologica, come l’atto del concepimento, paternità psicologica, come gli “effetti” della funzione paterna sullo sviluppo del bambino e paternità simbolica relativa alla funzione dell’uomo come padre nella società.
Infatti, l’essere padre è strettamente legato alla sua funzione inserita nella società e nell’ambiente culturale. E’ proprio per questo che uno degli aspetti fondamentali per aiutare il padre a riconoscersi in questo ruolo già durante la gravidanza è il suo coinvolgimento sociale, come essere presente durante le visite e partecipare ai corsi di accompagnamento alla nascita.
I CAN hanno un ruolo fondamentale nel coinvolgere i papà nell’evento, perché informano, facendo prevenzione. Essi promuovo la salute, il benessere globale della donna e della coppia e il sostegno ai partner come genitori. Oltre ad informare dei diritti e delle responsabilità, accrescono le competenze di accudimento neonatale, facendo anche riscoprire le risorse innate nell’uomo e nella donna. Informano dell’endogestazione e dell’esogestazione e di tutti gli aspetti fisiologici ed emotivi della gravidanza. Se il padre sarà a conoscenza di tutti questi aspetti si sentirà partecipe competente e in grado di sostenere la compagna quando ne avrà bisogno.
Favorire la relazione madre-bambino
Il padre inoltre ha un grande compito cioè quello di favorire la relazione madre-bambino, occupandosi di problemi di ordine pratico come: aiutare la compagna, garantire una dimora sicura, procurare cibo e beni di prima necessità, proteggere la famiglia dall’ambiente esterno, per aiutarla ad utilizzare al meglio le proprie risorse per la crescita del bambino. Inoltre deve proteggere la donna nei periodi di cambiamento psicofisico (Costa, 2021).
Sia per la madre sia per il padre genitori “si diventa” e avviene attraverso un lungo processo di maturazione psico-affettiva.
Il padre non deve aspettare la nascita del figlio per sentirsi tale, è necessario che sia favorevole alla relazione e che si metta nelle condizioni di comunicare con lui. Può farlo attraverso la sua voce, parlata o cantata, oppure utilizzando il tatto, posizionando la propria mano sul pancione e dialogando con lui. Inoltre il papà può pensare al proprio bambino, sentirlo e comunicare con lui nella sua mente, utilizzando una comunicazione più empatica.
Il bambino immaginario e il bambino reale
Come per la madre anche per il padre si proiettano le fantasie del bambino immaginario, quindi la possibilità di creare uno spazio mentale per pensare al bambino. La madre si immagina il bambino ancora dentro di sé o molto piccolo, connettendo i pensieri alla propria infanzia e ai suoi sogni di bambina, mentre il padre fantastica su un bambino reale, già grande che gioca e fa attività con lui, immaginandosi già una realtà concreta. La differenza sta nel fatto che, il modo in cui viene immaginato il bambino in gravidanza evidenzia già un atteggiamento successivo, maschile/paterno o femminile/materno nei confronti del bambino.
La madre, infatti, immagina la cura, la coccola e l’accudimento, mentre il padre immagina il suo ruolo nella crescita ed autonomia del bambino (Vegetti, Finzi, 1994). Il padre per far nascere il bambino nella propria mente può attingere alla propria esperienza, facendo riferimento ad un’imago paterna, può esplicitare le aspettative in un confronto con la donna ed informarsi su aspetti pratici, come diritti, doveri e soluzioni da mettere in atto (Costa, 2021).
Solo se la gravidanza è vissuta insieme, come un progetto d’amore, questo momento segnerà anche la nascita di un padre, e non solo quella di un figlio e di una madre. – (Righetti, Sette, 2000, p. 75).
di Elisabetta Mancuso