Con la crescita aumenta la varietà dei cibi, la loro consistenza e il loro sapore. Il bambino si articola con essi e articola sempre più il suo comportamento: richiede la pappa quando la desidera, la reclama, diventa capace di aspettare, la riconosce, l’accetta oppure, alcune volte, la rifiuta energicamente.
Abbiamo visto che nella seconda infanzia, nello specifico durante i primi dodici mesi di vita, le abitudini alimentari del bambino subiscono una continua evoluzione. Al compimento del primo anno egli dovrebbe essere in grado di avere un’alimentazione corretta ed equilibrata, coincidente nelle linee generali con le abitudini alimentari della famiglia. Per i genitori questa può essere l’occasione per rivedere le proprie abitudini alimentari e riconsiderarne la qualità dal punto di vista dell’alimentazione corretta ed equilibrata, prendendo come modello di riferimento sia la dieta mediterranea, sia la piramide alimentare.
Tra la fine del primo anno e l’inizio del secondo
Le condotte alimentari del bambino si modificano in funzione di una continua, ma progressiva, maturazione di tutte le funzioni e attività. E’ una maturazione che rende variabile il suo comportamento anche in relazione alle preferenze di gusto e alla preparazione degli alimenti.
Dal primo al terzo anno è ancora la gradualità al centro dell’evoluzione alimentare del bambino. I nuovi cibi vanno sempre proposti uno alla volta, per verificarne sia il gradimento che la tollerabilità. In questo periodo, la presentazione di nuovi alimenti ha lo scopo di ampliare la scelta e diversificare il menù quotidiano.
L’ingresso nel mondo della scuola segna una svolta anche in campo alimentare. Il cibo diventa opportunità di socializzazione e la refezione, della scuola materna prima e di quella elementare poi, un importante luogo di confronto a partire dal gusto.
Nella seconda infanzia il bambino è in grado di comprendere che il cibo può significare qualcosa di più del semplice nutrimento, è necessario prestare attenzione affinché non impari ad usarlo come arma di ricatto affettivo. Un atteggiamento, questo, a volte “pilotato” dagli stessi adulti, che possono divenire ansiosi davanti a un piccolo che non mangia in modo “normale”.
La seconda infanzia: cibo per trasmettere le tradizioni
Cucinare è anche un modo per trasmettere le conoscenze da una generazione all’altra, ma anche tra una cultura e l’altra. Ogni bambino è figlio di due culture tra di loro diverse – quella della madre e del padre – che portano con sé saperi ed esperienze diverse anche in tema di alimentazione. Dall’unione di due culture alimentari diverse, anche se provenienti dalla stessa città, possono nascere ricette e piatti nuovi.
La cucina è il luogo per eccellenza nel quale vengono vissute le emozioni. In cucina si parla, si discute, ci si confronta, si comunicano buone – ma anche spiacevoli – notizie, si gioca, si fanno i compiti, si studia. È il cuore della casa, il posto in cui tutti i famigliari s’incontrano. È il luogo nel quale maggiormente si scandisce il passaggio delle stagioni, perché cambiano i piatti, gli ingredienti, i condimenti e i colori della frutta e della verdura.
Mangiare insieme agli altri è l’esperienza che accomuna tutti i popoli del pianeta. Ogni ricorrenza importante viene condivisa attorno ad un tavolo imbandito. Pensiamo allora a quanto può essere importante curare il momento della preparazione dei cibi.
Il mondo occidentale, con la sua fretta e frenesia, sta dimenticando il valore del tempo dedicato alla preparazione del cibo; nutrirsi rischia spesso di essere solo un “mettere qualcosa nello stomaco” durante il giorno, per poi mangiare qualunque cosa la sera tornati a casa. Conoscere gli alimenti fin da piccoli aiuta ad associare ad essi le diverse proprietà nutrizionali e ad assumere le corrette dosi in futuro, senza dover sempre ricorrere ad integratori che, per quanto naturali, sono comunque il risultato del passaggio in varie lavorazioni.
di Sara Ayache