Il canto:
non è solo un mezzo di comunicazione tra la madre e il bambino, ma anche un aiuto di crescita psicofisica del feto e poi del bambino; prepara al parto stimolando e tonificando il diaframma, i muscoli intercostali e quelli del bacino.
– Gino Soldera
Il canto è un canale speciale per avviare una comunicazione immediata con il bambino, perché ricco di stimoli sensoriali. Risveglia i sensi della madre e del bimbo, utilizza la parola, i ritmi, le inflessioni della voce e le cadenze, facilitando l’affiorare dei sentimenti materni.
Il canto, uno stimolo profondo
La musica utilizzata in gravidanza può avere numerosi benefici. Ai genitori dà la possibilità di creare una relazione comunicativa profonda ed empatica con il proprio bambino, rafforzando il legame tra loro.
La stimolazione sonora nel bambino invece ha ripercussioni sullo sviluppo psicomotorio, sull’acquisizione del linguaggio, della misura e del numero e sull’organizzazione spazio-temporale (Benassi, in Righetti, 2000).
Ogni caratteristica espressiva della fonazione come il ritmo, il tono, la variazione melodica e il colore vengono esaltate dalla voce cantata, che richiama il bambino all’ascolto di ciò che è piacevole e gradito ancor prima di comprenderne il messaggio.
Il canto è fatto di vibrazione e ritmo, stimoli percepiti dall’embrione grazie al vestibolo, di melodia percepita successivamente dal feto grazie alla coclea e di parola che, riconosciuta dalla corteccia, sarà fondamentale per l’acquisizione del linguaggio.
Il canto come coscienza di sè
Attraverso il canto la madre riconosce una dimensione attiva, nell’emissione vocale, e una dimensione ricettiva attraverso l’ascolto di sé e del nascituro. Grazie alle esperienze sonore la madre può definire sé, risuonando all’interno e all’esterno con il mondo circostante, facendo emergere la propria personalità a livello organico, neurologico, emotivo, mentale e spirituale.
Naturalmente grazie al canto la madre prende coscienza anche della presenza del suo bambino, che reagendo ai suoi stimoli sonori, si manifesta attraverso pattern motori creativi.
Così come il corpo della donna cambia e si fa spazio per accogliere il bambino, così il corpo, durante il canto, si fa spazio per accogliere il suono e si modifica con le vibrazioni che lo attraversano. In entrambi i casi è necessario trovare un equilibrio: la donna deve ridefinire il suo spazio interno, che accoglie il bambino, e il suo spazio esterno. L’aggiustamento tra i due si basa su ascolto e comunicazione, e il canto facilita questa facoltà.
Attraverso il canto si agisce anche sul sostegno del fiato, che a livello neurofisiologico rappresenta il sostegno del sé. L’ampiezza della voce, il suo timbro, i suoi armonici e il tempo riempito dall’emissione vocale stabiliscono lo spazio sonoro che la gestante ritiene rappresentativo di sé.
L’italiana Elisa Benassi – ostetrica, musicologa, musicoterapeuta e psicofonista – parla parla dell’intervallo sonoro del Sé, come la rappresentazione immaginaria dello spazio sonoro che ogni essere umano ritiene di poter occupare. La madre potrà così esprimersi e manifestarsi come essere separato, ma in relazione con il suo bambino.
Lo sviluppo psicoaffettivo
Se la musica è l’arte del trasmettere le emozioni attraverso il suono, la voce cantata non può che essere portatrice dell’affetto che madre e padre hanno per il bambino ed è il codice più autentico della comunicazione.
Secondo la cantante e musicista francese Marie-Louise Aucher, fondatrice della Psicofonia, le qualità del timbro vocale incidono sullo sviluppo psicoaffettivo del bambino, perché riflettendo gli stati emotivi della madre, comunicano al nascituro accoglimento o rifiuto.
Attraverso il canto, il bambino viene sollecitato negli stessi punti corporei che si attivano nei genitori durante l’emissione vocale. Durante il canto il nervo vago – che attraversa tutto il corpo partendo dalla testa fino ad arrivare al perineo – è percorso dalle emozioni che la madre sta vivendo. Il bambino è in grado di risuonare delle vibrazioni in modo fortemente emotivo e questo lo influenza e stimola a livello sensoriale e neuro affettivo. Il benessere del quale può godere la madre durante il canto arriva fino al suo bambino.
Conferma il chirurgo ed ostetrico francese Michel Odent nel suo Il bebè è un mammifero:
durante il canto, la voce è contemporaneamente al servizio del cervello emozionale e di quello che presiede al linguaggio. La trasmissione diretta di emozioni per mezzo della melodia e del ritmo è completata dall’uso delle parole. Nell’essere umano dotato di linguaggio, il canto è l’esempio perfetto dell’armonia tra i due cervelli.
di Elisabetta Mancuso