La gravidanza è un processo psicologico di adattamento alla nuova realtà e di elaborazione del cambiamento della vita precedente.
Può essere desiderata, programmata e arrivare nel momento giusto come coronamento di un desiderio di coppia, quando si ha una situazione economica favorevole e sostegni familiari per l’accudimento del bambino oppure può essere inaspettata e non desiderata e arrivare in momenti non favorevoli per la coppia. 

La maternità è uno stato psichico che ha bisogno prima di tutto di ascolto e comprensione. Marinopoulos sostiene che essa è fatta di sociale e di privato, di intimità e condivisione, di silenzio e di annuncio ed è intensamente permeata di desiderio e di paura del desiderio, di conosciuto e non conosciuto. 

Tale aspetto psicologico viene sottovalutato rispetto a quello sanitario dove viene posta maggiore attenzione all’ecografia, focalizzando l’attenzione sullo sviluppo morfologico del corpo fetale sottraendo alle gestanti la possibilità di pensare, ovvero di ascoltare le proprie sensazioni, di entrare in contatto emotivo col bambino, di sperimentare la valenza emotiva e comunicativa con esso. A tale proposito da molti anni si studia l’impatto psicologico che la prima ecografia può avere sul mondo fantasmatico della madre.

L’immagine che l’ecografia offre del bambino non rappresenta ovviamente il bambino, in quanto esiste un divario tra l’immagine oggettiva e le fantasie soggettive dei genitori.

In effetti, l’impatto psicologico dell’immagine ecografica del feto può assumere da un lato una funzione disorganizzante, se viene vissuta dalla madre come una «inquietante estraneità» (Soulè, 1999) capace di attivare fantasie persecutorie che inducono una sorta di paralisi psichica rispetto al futuro bambino, dall’altro una funzione organizzante sulle dinamiche familiari acquisendo un valore strutturante nel processo della genitorialità.

L’ecografia infatti documenta la realtà di un bambino che non è ancora rappresentabile nella mente della madre (Bydlowski, 2001) e concretizza le fantasie e i ricordi evocati dallo stato gravidico. 

Gravidanza fisiologica e gravidanza psicologica

Il periodo della gravidanza è fondamentale per preparare la madre e il padre a sviluppare nel loro mondo mentale uno spazio adatto per riflettere sul bambino non ancora nato.
Durante il periodo di gestazione quindi non si ha solo una gravidanza fisiologica, ma anche una gravidanza psicologica, ossia viene a crearsi uno “spazio mentale” in cui la donna può pensare il figlio che arriverà; questo inizia anche prima del concepimento e si va via via a creare l’assetto materno (Stern, 1998), ossia un’organizzazione mentale che accompagna la maternità e diventerà parte integrante della donna. 

Stern (1998) sostiene che ci siano tre gravidanze che procedono durante la gestazione:

  • il bambino che si sviluppa;
  • l’assetto psichico della donna che si orienta alla maternità; 
  • il bambino immaginario che si viene a creare nella mente della madre.

L’identità materna

La donna attraversa un processo evolutivo maturativo dove la sua identità femminile viene riorganizzata. Si riattivano vissuti consci e inconsci della propria infanzia e adolescenza, in modo particolare la relazione con la madre o di chi se ne è presa cura. Con la gravidanza si rielabora il processo di separazione- individuazione ovvero ci si differenzia ulteriormente dalla propria madre al fine di trovare il proprio posto nel mondo e di rafforzare la propria identità personale in modo da creare un sé separato e autonomo.
Le trasformazioni corporee che avvengono nella madre durante il periodo di gestazione, fanno in modo che si costituisca l’identità materna. La donna, in questi nove mesi, deve creare uno “spazio mentale” che le permetta di rivedere e provare vari scenari futuri e portare a termine la sua nuova identità.

La regressione dopo il parto, necessaria all’accudimento

Dopo il parto la donna affronta un periodo di regressione necessario all’accudimento del bambino: torna “piccola” perché solo facendosi piccola riesce ad intercettare i bisogni del neonato. Ma ciò la pone in uno stato di assoluta fragilità, la spaventa, la disorienta e può indurle una sensazione di perdita di sé e dei propri punti di riferimento. Può succedere che una donna faccia fatica ad accettare il nuovo ruolo di mamma e la perdita di tutto quanto era prima: per lei mediare tra la sua identità e la funzione materna sarà molto più complicato.

Quello che sta assumendo una sempre maggiore chiarezza è che la condizione psicologica della mamma è la base su cui il neonato costruisce il suo processo di sviluppo.

La “trasparenza psichica” descritta da Bydlowski

La particolare situazione di assenza-presenza del bambino nella mente della madre, descritta soprattutto nei primi mesi di gravidanza, è stata analizzata dalla Bydlowski (1997) nella concettualizzazione della «trasparenza psichica», cioè uno stato psichico di suscettibilità particolare in cui frammenti dell’inconscio emergono alla coscienza.

L’autrice sottolinea come tale stato emotivo rappresenti in gravidanza una situazione ordinaria e non un fenomeno clinico di tipo psicotico. Il concetto di trasparenza psichica della donna incinta può essere scomposto in due aspetti che sono specifici della gravidanza, qualunque sia lo stadio di sviluppo. Un aspetto mette la donna in una situazione di richiamo verso un referente e condiziona positivamente la comunicazione e il transfert. Un altro aspetto riguarda il collegamento fra la situazione gravidica attuale e i ricordi infantili, che affluiscono alla coscienza con particolare intensità senza incontrare la barriera della rimozione. È proprio questo contrasto fra l’intensità dei fantasmi regressivi e dei ricordi infantili espressi in modo nostalgico e l’assenza di un discorso razionale sul feto che testimonia lo stato di trasparenza psichica caratteristica della gravidanza. 

In gravidanza si crea lo spazio fisico e mentale per il futuro bambino

Tale attività sognante favorisce una graduale regressione del sé materno al sé fetale e neonatale incrementando uno stato di elevata sensibilità attraverso la quale la donna potrà nascere come madre e far nascere il suo bambino.

Nel corso della gravidanza quindi la donna, se sostenuta dal contesto di coppia e da quello ambientale, crea uno spazio fisico e mentale per il nascituro che contiene le rappresentazioni di sé come madre, del partner come padre e del futuro bambino.

Tale spazio, destinato a contenere l’idea di un figlio e l’immagine di sé come madre, è un luogo-tempo i cui confini si confondono con quelli delle aree più antiche che attingono alla realtà come alla fantasia, all’immagine e al ricordo dei propri genitori.

In parallelo gli studi sullo sviluppo fetale hanno mostrato un feto attivo, sensibile, in grado di interagire con gli stimoli provenienti dal corpo materno e dall’ambiente a partire dal secondo trimestre di gravidanza , e la ricerca sulle relazioni precoci ha evidenziato nei neonati insospettate competenze motorie, comportamentali e capacità di attivarsi nei confronti delle figure di accudimento che permettono al bambino di contribuire attivamente alla regolazione delle interazioni . 

Oggi la letteratura ha evidenziato come tra la madre ed il suo bambino si instaura precocemente una relazione che utilizza prevalentemente la sensorialità come codice comunicativo.

di Eleonora Staccioli

Fonti:

Rivista Italiana di Educazione Familiare, n. 2 – 2011, pp. 5-21 “La nascita nella mente della madre” Adolfo Pazzagli, Paola Benvenuti, Chiara Pazzagli

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