In questo articolo vedremo quali sono i fattori di rischio per l’insorgenza della depressione post-partum.

I fattori biologici, psicologici, ambientali, relazionali possono essere considerati di rischio e/o di protezione.

Conoscerli, già nella fase pre-natale, consente alle mamme potenzialmente esposte di attuare trattamenti preventivi e di sostegno che potrebbero, se non individuati tempestivamente, determinare effetti negativi sulla qualità di vita della donna, del bambino e della relazione di coppia. 

I fattori biologici che possono diventare fattori di rischio riguardano le modificazioni dei livelli di estradiolo, testosterone, progesterone, corticosteroidi, anemia da deficit di ferro e insonnia durante la gravidanza, soprattutto se in compresenza con episodi depressivi e complicazioni mediche. 

Gli aspetti psicologici che possono rappresentare fattori di rischio

Gli aspetti psicologici che possono rappresentare fattori di rischio sono tanti. Alcuni fra i più importanti sono: 

  • una storia passata di depressione e di ansia
  • la presenza di disturbo bipolare
  • l’esistenza di problemi psichici o somatici durante la gravidanza
  • la tendenza all’autosvalutazione e al percepirsi inadeguate a svolgere la funzione materna
  • la gravidanza non programmata o indesiderata
  • la giovane età
  • l’essere vittime di violenza domestica
  • la storia di violenza sessuale
  • l’ansia per una gravidanza tardiva
  • l’aver avuto un parto pre-termine con un figlio di minor peso alla nascita
  • la circonferenza cranica più piccola e più bassi punteggi di Apgar
  • l’essere nubile
  • il non allattare al seno
  • l’aver avuto un aborto spontaneo o indotto in passato
  • il basso senso di autoefficacia

I fattori di rischio sociali e ambientali

Fra le circostanze sociali e ambientali sono emerse maggiormente:

  • svantaggio socioeconomico
  • bassi livelli d’istruzione
  • appartenenza a una minoranza etnica
  • esistenza di eventi di vita stressanti
  • percezione di scarso supporto sociale 

I fattori di rischio relazionali

Fra i fattori di rischio relazionali, diverse ricerche sottolineano il ruolo giocato dal rapporto madre-figlia (Verkerk et al. 2005, Mohammad et al. 2011), ma altri studi sottolineano il ruolo importantissimo svolto dall’uomo all’interno della coppia (Currid 2005, Fisher et al. 2012, Edward et al. 2014, Paulson et al. 2016).

Pochi studi hanno confrontato la salute psicologica materna e paterna nel periodo post-natale ma in alcune ricerche più recenti si è evidenziato che vivere con una persona significativa (compagno, marito, convivente) rappresenta un fattore predittore e di rischio per sviluppare o aggravare una depressione post-partum (Amaru e Le Bon 2014, O’Hara e Wisner 2014, Paulson et al. 2016).

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In particolare, le gestanti che hanno partner depressi nel periodo prenatale, presentano un peggioramento significativo dei sintomi patologici durante i primi sei mesi dopo il parto.
Uno studio del 2016 sostiene l’ipotesi che la depressione perinatale nell’uomo influenzi in modo rilevante la gravità dei sintomi nella donna, fra i 28 mesi di gestazione e 6 mesi dopo il parto, mentre la depressione perinatale materna non è altrettanto predittiva di alterazioni significative nei futuri padri (Paulson et al. 2016).
Alcune ricerche sottolineavano come la gelosia coniugale, le violenze all’interno della coppia e lo scarso sostegno emotivo, vero o percepito, da parte del partner, potessero incidere sulla salute psichica in gravidanza, rendendo la futura madre maggiormente vulnerabile alla depressione post-parto.
Il partner esplica la sua funzione paterna in modo diretto, nei confronti del nascituro, e in modo indiretto agendo come compagno che aiuta la sua donna a essere una madre serena (Morganti et al. 2015).
Pertanto è necessario fornire un supporto a entrambi i genitori durante il periodo della gravidanza e dopo la nascita.

Gli studi sulla depressione paterna

Uno studio del 2014 in Australia, ha fatto emergere come la depressione paterna, dopo la nascita del bambino, fosse una realtà sempre più rilevante, spesso associata a una storia di depressione personale e correlata alla depressione presente nella partner. La scarsità di screening sulla depressione paterna è dovuta al fatto che di solito i padri non solo vengono coinvolti poco, ma sono essi stessi a non farsi implicare nell’ambiente materno-infantile e, quindi, a non sottoporsi allo screening della depressione (Fisher et al. 2012).

L’individuazione e il trattamento della depressione paterna in una fase precoce, riduce il rischio di depressione a lungo termine nei padri.

Di Eleonora Staccioli

Fonti:

Diagnosi precoce del disturbo della relazione madre-bambino: l’osservazione clinica e l’intervento a livello territoriale” di Gattoni Maria Beatrice, Desideri Maria Gabriella, Dabrassi Francesca, Brighenti Maurizio -(PM,1Giugno2012)

Rivista: Cognitivismo clinico (2017) 14,1, 22-45. La depressione perinatale materna e paterna. Fattori di rischio, aspetti clinici e possibili interventi di Stefania Cicchiello.

Rivista Italiana di Educazione Familiare, n. 2 – 2011, pp. 5-21 “La nascita nella mente della madre” Adolfo Pazzagli, Paola Benvenuti, Chiara Pazzagli

F.Crisafulli, L. Molteni, L. Paoletti, P.N. Scarpa, L. Sambugaro, S. Giuliodoro, Il “core competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la formazione. Edizioni Unicopli

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