L’educatore professionale con specializzazione nella perinatalità pone particolare attenzione allo sviluppo della relazione mamma-bambino, attraverso interventi di prevenzione e di sostegno attivando risorse presenti nella madre, nella coppia genitoriale o nell’ambiente familiare e sociale.
Il suo ruolo è quello di promuovere il benessere della famiglia nel suo complesso, a partire dalle relazioni di ciascuno dei propri membri.
Nello specifico, l’educatore ha la funzione di sostegno alla genitorialità implementando la capacità di resilienza della persona, di prevenzione e di promozione della salute inteso come benessere bio-psico-sociale, favorendo uno sviluppo equilibrato della personalità con attività educativo/relazionali in un contesto di partecipazione e recupero della vita quotidiana.

Tipi di interventi che un educatore può mettere in atto

Interventi psicoeducativi: si comunica alla donna e all’uomo la diagnosi, in modo da renderli consapevoli e procedere all’automonitoraggio dei sintomi. Vengono dati consigli e indicazioni per affrontare in modo funzionale le situazioni in cui ci si trova in difficoltà. È indicata la partecipazione dei rispettivi partner in modo da rafforzare il sostegno emotivo di coppia e da ridurre la conflittualità di coppia (se presente). 

Sostegno domiciliare: si è visto che questo tipo di intervento evidenzia diversi effetti positivi sulla madre in quanto si instaura una relazione di fiducia, di sostegno. La madre non si sente giudicata ma accompagnata nella quotidianità, viene aiutata ad instaurare una buona e sana relazione madre-bambino per la promozione del benessere della diade.
Per l’educatore, la consapevolezza di sé stessi e l’intenzionalità nella dinamica interpersonale permettono la competenza comunicativa; tale intenzionalità è determinata dalla capacità di ascolto attivo che è rappresentato da un atto volontario che non si limita a registrare ciò che l’altro dice, ma sa cogliere tutti gli aspetti della conversazione e presuppone accettazione, coinvolgimento, partecipazione e riconoscimento dell’altro.

Tutto ciò è possibile solo a partire da un clima di fiducia e di rispetto che l’educatore deve saper creare, non deve cioè imporsi, ma aiutare la madre a pensare a ciò che è bene per il bambino; l’educatore non fa al posto della madre, ma fa con la madre, funge cioè da aiuto perché la madre trovi in sé le risorse necessarie per rispondere ai bisogni del suo bambino: nessuno, infatti, è in grado di conoscere un bambino altrettanto bene della propria madre. E’ il genitore che si configura come il primo e il più importante educatore del figlio e per questo è importante valorizzare il suo ruolo, favorendo una maggiore fiducia nelle sue risorse e nella sua creatività. 

Ciò che conta è dare voce ai genitori, in un atteggiamento di ascolto improntato al rispetto della loro esperienza e della loro visione.
Gli obiettivi da raggiungere sono: 

  • l’ascolto empatico o attivo sulle difficoltà che sta incontrando e sulle emozioni che sta provando; ascoltare significa imparare a ricevere, non solo ad agire, significa essere pronti a cogliere quanto l’altro, con i propri tempi e modi, può comunicare. Ascoltare è inteso anche come atteggiamento di sensibilità, disponibilità e ricettività, diretto ad un altro individuo e atto a cogliere entrambi gli aspetti della comunicazione, sia quello verbale, che quello non verbale. 
  • la promozione della competenza e della fiducia materne nell’accudimento del neonato rafforzando l’autostima; 
  • miglioramento delle competenze genitoriali, promuovendo e favorendo la costruzione e lo sviluppo di relazioni positive tra madre e bambino e tra padre e bambino
  • miglioramento della capacità di osservazione, comunicazione e di ascolto del bambino, imparando a cogliere meglio i segnali emotivi e i comportamenti che mette in atto e comunica (sorrisi, differenti tipologie di pianto, vocalizzazioni, postura); 
  • informazione e sostegno sugli aspetti psicologici del sonno e dell’alimentazione del bambino;
  • promozione dello sviluppo emotivo e cognitivo del bambino;
  • promozione del benessere della triade.
    Sostegno nella coppia: attraverso un colloquio educativo, raccogliendo tutte le informazioni utili per un anamnesi più accurata possibile in modo da poter sviluppare un progetto individuale e di coppia.
    Sostegno alla genitorialità: l’obiettivo è di saper valorizzare le competenze genitoriali, esplicitandole per permettere alle madri e ai padri di utilizzarle in maniera più consapevole e intenzionale, aumentando la stima in sé stessi. In particolare, l’operatore deve saper non rispondere direttamente alle domande poste da entrambi i genitori, ma accoglierle e riproporle al gruppo per cercare di ragionare insieme a loro su come osservare sé stessi e il loro bambino, così che la risposta migliore venga proprio dal gruppo stesso o dalla coppia. Si tratta di favorire la relazione materna e quella di coppia, di sostenere la persona nel suo ruolo di madre e in quello di donna, di padre e di uomo, di rafforzare le competenze genitoriali sospendendo il giudizio e la propensione a dare nozioni latamente scientifiche che creerebbero confusione e senso di inadeguatezza.
  • Interventi di gruppo: creazione di gruppi in cui si possa parlare liberamente delle proprie difficoltà, problemi di coppia, senza sentirsi giudicati ma capiti. In questo caso il ruolo dell’educatore è quello di facilitatore del gruppo per una comunicazione più efficace e libera da pregiudizi, per aiutare a comprendere ciò che accade nella relazione madre-bambino.

Nella conduzione di gruppi è importante conoscere quali strategie adottare per trattare questo tipo di patologia.
È fondamentale creare un ambiente accogliente (anche on line), curare la comunicazione verbale e non verbale; dare spazio a riflessioni ed espressioni personali; ripetere, evidenziare, sintetizzare e rafforzare i contenuti emersi; stimolare i diversi canali sensoriali; curare il momento di feedback finale sui contenuti principali emersi.

  • Le tematiche principali che possono essere affrontate riguardano:
  • i vissuti che la gravidanza ha suscitato;
  • il bambino immaginato: le aspettative e la realtà;
  • i cambiamenti della coppia e saper distinguere ciò che è fisiologico da ciò che è patologico; 

È importante parlare delle psicopatologie che potrebbero svilupparsi o aggravarsi nel corso della gravidanza e nel post-partum, per evitare che siano un argomento tabù; per dare le basi per riconoscere ciò che può essere fisiologico e ciò che invece merita un approfondimento; per offrire alle coppie la possibilità di avere delle informazioni valide su aspetti che per vergogna, inibizione o riservatezza potrebbero essere difficili da trattare. 

Si può parlare di fisiologia e psicopatologia della gravidanza e del post-partum utilizzando strumenti come il brainstorming iniziale con domande stimolo, per comprendere cosa le coppie già conoscono e cosa andrebbe chiarito e approfondito; utilizzando racconti e testimonianze, scritte, orali o narrate contestualmente da persone invitate; fare una “lezione” informativa o attraverso la visione di spezzoni di film e discussione gruppale. 

Di Eleonora Staccioli

Fonti:

“Diagnosi precoce del disturbo della relazione madre-bambino: l’osservazione clinica e l’intervento a livello territoriale” di Gattoni Maria Beatrice, Desideri Maria Gabriella, Dabrassi Francesca, Brighenti Maurizio -(PM,1Giugno2012) 

Rivista: Cognitivismo clinico (2017) 14,1, 22-45. La depressione perinatale materna e paterna. Fattori di rischio, aspetti clinici e possibili interventi di Stefania Cicchiello. 

Rivista Italiana di Educazione Familiare, n. 2 – 2011, pp. 5-21 “La nascita nella mente della madre” Adolfo Pazzagli, Paola Benvenuti, Chiara Pazzagli 

F.Crisafulli, L. Molteni, L. Paoletti, P.N. Scarpa, L. Sambugaro, S. Giuliodoro 

Il “core competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la formazione. Edizioni Unicopli

Tags:

Richiedi informazioni sui nostri corsi e servizi: