L’amniocentesi è un esame diagnostico invasivo, non obbligatorio, che può essere eseguito nel secondo trimestre di gravidanza. Le evidenze scientifiche indicano che il periodo più appropriato per sottoporsi all’amniocentesi va dalla 15ª alla 20ª settimana di gravidanza.

Questo esame non è di routine e viene proposto e eseguito solo in determinate situazioni o casi specifici, previo consenso informato della donna e della coppia. Vediamo più nel dettaglio in quali circostanze viene considerata.

Esplorando l’amniocentesi: le domande di Laura

Laura, al suo secondo figlio, si trova ad affrontare una decisione importante: l’amniocentesi, di cui ha sentito parlare dalle amiche. Curiosa, chiede: “Cos’è e come funziona?” L’amniocentesi, a differenza dei test di screening, è un esame invasivo e diagnostico che fornisce una diagnosi definitiva. Coinvolge un prelievo di liquido amniotico, eseguito con un ago sottile, guidato dall’ecografia per evitare contatti con il feto. Il campione raccolto consente un’analisi cromosomica precisa, rivelando il cariotipo del nascituro e identificando eventuali anomalie genetiche. Questa procedura, sebbene più accurata, comporta rischi minimi, ma è fondamentale per fornire informazioni cruciali sulla salute del bambino a venire.

Quando e perché viene effettuata

L’amniocentesi non è un esame obbligatorio in gravidanza, ma viene proposto solo in casi specifici e con il consenso informato della gestante. Le tempistiche ideali per eseguirla si collocano tra la 15ª e la 20ª settimana di gestazione, sebbene possa essere eseguita anche prima o dopo in situazioni particolari. Questo esame fornisce una diagnosi precisa su eventuali anomalie cromosomiche e patologie genetiche nel feto. La sua esecuzione è consigliata in presenza di fattori di rischio noti o riscontri ecografici anomali, ma può anche essere richiesta da donne desiderose di avere una maggiore chiarezza sulla salute del nascituro. È importante, tuttavia, che le aspettative sull’esito dell’amniocentesi siano realistiche, poiché non può individuare tutte le patologie possibili. Inoltre, la scelta tra l’amniocentesi e altri test non invasivi, come il DNA Fetale, dipende dalle esigenze personali della donna e dalla valutazione della storia clinica.

Rischi e sicurezza

L’amniocentesi, benché considerata una procedura relativamente sicura, comporta alcuni rischi sia per la madre che per il feto. I rischi materni sono principalmente legati a possibili complicazioni infettive o lesioni degli organi interni, sebbene tali eventualità siano rare grazie alla guida ecografica durante l’esame. I rischi fetali includono infezioni trasmesse al feto o al liquido amniotico, nonché lesioni o scollamenti delle membrane amniotiche. Tuttavia, grazie al monitoraggio ecografico, le lesioni fetali sono diventate meno frequenti. Nonostante questi rischi, l’amniocentesi è considerata sicura se eseguita da professionisti esperti in laboratori con esperienza nelle analisi genetiche, e solo quando i benefici superano i rischi. Altre opzioni diagnostiche meno invasive includono gli esami del DNA fetale, che offrono una probabilità elevata di rilevare anomalie cromosomiche comuni, ma forniscono solo risultati probabilistici anziché una diagnosi definitiva.

Prenatal Safe vs amniocentesi: guida alla scelta

Tra le opzioni diagnostiche prenatali, il Prenatal Safe e l’amniocentesi emergono come scelte comuni per le donne in gravidanza. Ma quale è la migliore per te? Ecco cosa considerare:

Prenatal Safe:

Il Prenatal Safe è uno screening prenatale non invasivo che offre un calcolo probabilistico sulla presenza di alcune patologie genetiche. È eseguito tramite un prelievo di sangue materno a partire dalla 10^ settimana di gravidanza.
I costi variano da circa 500 euro per il pacchetto base fino a duemila euro per quelli più avanzati, che includono approfondimenti su tratti cromosomici minori e microdelezioni.
È una scelta non invasiva e fornisce risultati probabilistici altamente attendibili.

Amniocentesi:

L’amniocentesi è un esame invasivo che fornisce una diagnosi certa per le patologie prese in esame. Viene eseguita a partire dalla 15^ settimana di gravidanza.
È gratuita per le donne con fattori di rischio specifici, ma a pagamento per altri. I costi partono da circa 400-500 euro.
È una procedura invasiva ma offre una diagnosi certa per le patologie prese in esame.
In conclusione, la scelta tra Prenatal Safe e amniocentesi dipende dalle tue esigenze cliniche e personali. Se desideri una diagnosi certa e sei disposta a sottoporsi a un esame invasivo, l’amniocentesi potrebbe essere la scelta migliore. Se preferisci un’esame non invasivo con risultati probabilistici ma altamente attendibili, potresti optare per il Prenatal Safe.

Bibliografia

  • Monni, G., Axiana, C., Zoppi, M. A. (2004). Amniocentesi: indicazioni e tecniche. Risveglio Ostetrico, 1(1/2).
  • Ministero della Salute. (Maggio 2015). Screening prenatale non invasivo basato sul DNA. salute.gov.it.

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