L’OMS raccomanda di allattare esclusivamente il bambino al seno nei primi sei mesi di vita e successivamente di introdurre altri alimenti, lasciando tuttavia che il latte materno sia l’alimento principale della sua dieta per tutto il primo anno di vita.
Dopo il primo anno il bambino può essere svezzato, tuttavia l’OMS ritiene ottimale che l’allattamento prosegua ancora, affiancato in misura crescente da altri cibi, per tutto il secondo anno di vita, mentre dopo il secondo anno può terminare o proseguire ancora. Il miglior svezzamento programmato si realizza secondo le esigenze della mamma e del bambino.
Suggerimenti per lo svezzamento programmato
Appena il bambino è in grado di sostenere la parte bassa della schiena – in genere dai 5 mesi – gradirà stare a tavola con il resto della famiglia al momento del pasto, ma non assaggerà il cibo. Comincerà, osservando e percependo gli odori, a farsi un’idea di cosa significhi mangiare e la sua curiosità verso il cibo aumenterà spontaneamente. Inizierà ad armonizzarsi con l’abitudine del pasto condiviso in famiglia.
- Evitare nei primi tempi di mettere a tavola il bimbo affamato: vorrà poppare e, quindi, non dimostrerà interesse per il cibo. Il bambino deve essere rilassato e, se c’è qualche necessità – ad esempio per la poppata o per il cambio del pannolino -, è bene che sia soddisfatta prima di metterlo a tavola.
- Dal sesto mese si consigliano, oltre alla pappa, uno svezzamento tattile. Inserire nel brodino una carota sbucciata che, una volta raffreddata, verrà data al bambino, di modo che possa esaminarla, toccarla, metterla in bocca, giocarci. È importante che il bambino possa toccare con le mani ciò che mangia perché, oltre a facilitare il coordinamento occhi-mani-bocca, gli permette di prendere confidenza con il cibo e soprattutto fa sì che per lui mangiare diventi un avvenimento interessante, piacevole e desiderabile.
- Alcuni bambini desiderano da subito assaggiare il cibo ed essere imboccati. In questo caso si può offrirgli un cucchiaino per sollecitarlo a fare da solo. Non bisogna forzare il bambino ad usare la mano destra, perché si potrebbe interferire con il suo sviluppo neurologico, nel caso fosse mancino o ambidestro.
- Contemporaneamente ai cibi solidi si può cominciare a dare al bambino dei liquidi – ad esempio, centrifughe di frutta e verdura -, che lui può imparare a bere con la cannuccia o direttamente dal bicchiere. Il bambino non ha bisogno di alcuna attrezzatura “speciale” per imparare a bere o a mangiare. È necessario aspettare il momento opportuno per proporgli questi insegnamenti.
Se il bambino non è pronto ad altri cibi
Inizialmente il riflesso di masticazione non si è ancora sviluppato, sputerà il cibo semplicemente per la presenza di un riflesso condizionato, che gli farà spingere con la lingua fuori dalla bocca qualunque cosa che non sia liquida. È tutto assolutamente normale, perché fino ad ora ha solamente succhiato: deve imparare i movimenti giusti della bocca e della lingua per inghiottire cibi di consistenza diversa.
- Se durante lo svezzamento programmato il piccolo si oppone fermamente ad alimenti diversi dal latte materno, sputa sistematicamente ciò che gli viene introdotto in bocca e non mostra interesse per il cibo, può non essere ancora pronto: non tutti i bambini sono uguali. Si può tornare ad allattare esclusivamente al seno e riprovare dopo due settimane.
- Il bambino a tavola dovrebbe essere libero di “fare conoscenza” con il cibo, sperimentare odori, sapori e consistenze in un’atmosfera rilassata. È bene non distrarlo con canzoncine, giochi, favole, televisione e pulendogli troppo spesso viso e mani.
- Cercare di non sedersi mai a tavola nervosi, evitando di discutere solo di argomenti “da adulti” mentre si mangia, altrimenti i bambini si sentiranno esclusi dalla conversazione. In risposta alla disattenzione nei loro confronti cercheranno di attirare l’attenzione facendo i capricci e associandoli ad un rifiuto del piatto.
- Purtroppo allergie ed intolleranze alimentari sono in continuo aumento, perciò è prudente introdurre un nuovo cibo per volta, aumentando le quantità molto gradualmente. Se ci sono reazioni come, ad esempio, eczema, orticaria, o diarrea quell’alimento va sospeso, per provare a riproporlo solo dopo diverse settimane o mesi.
- Se il bambino non mangia “calorie vuote”, come merendine o dolciumi, riesce ad autoregolarsi: se non ne vuole più significa che ne ha assunte abbastanza. Le quantità richieste dall’organismo di un bambino di questa età sono variabili da un individuo all’altro e da un periodo all’altro.
di Sara Ayache