Le ricerche più attuali hanno suggerito che la gravidanza e il parto innescano sintomi depressivi anche negli uomini. (Gawlik et al. 2014, Leung et al. 2016, Paulson et al. 2016)

La depressione perinatale paterna (DPP) è la traduzione dal francese di “Depression Périnatale Paternelle”. Tale definizione è stata utilizzata per la prima volta nell’ambito della psichiatria e psicologia psicoanalitica.

I sintomi sono più lievi e talvolta poco definiti rispetto alla depressione perinatale materna anche se spesso correlati con la depressione post-partum materna.

Depressione perinatale paterna e Sindrome della couvade

La DPP deve essere distinta dalla “sindrome della couvade” che può colpire l’8%-10% dei padri durante la gravidanza. Tale sindrome è caratterizzata soprattutto da segnali somatici quali: nausea, gonfiore addominale e comportamenti femminili tipici della gravidanza.

Epidemiologia della depressione perinatale paterna

La DPP è diffusa maggiormente negli Stati Uniti (14,1%) rispetto al resto del mondo, mentre la punta più alta si è registrata in Taiwan (31%).

La maggior parte degli studi è stata effettuata nel periodo che va dal terzo mese di gestazione fino al 12° mese dopo la nascita del bambino, periodo considerato di maggiore vulnerabilità anche per la donna e con un picco d’incidenza di circa il 25,6% fra i 3 e i 6 mesi dopo il parto. (Paulson e Bazemore 2010)

I sintomi ricorrenti della Depressione perinatale paterna

I sintomi ricorrenti della depressione perinatale paterna sono: irrequietezza, tristezza, malinconia, impotenza, disperazione, sconforto, umore depresso, perdita d’interessi, preoccupazione costante, calo della libido, insonnia, ansia elevata, crisi di rabbia, ipocondria e somatizzazione.

Sono presenti anche acting out comportamentali come: fughe, relazioni extraconiugali, disturbi del comportamento alimentare, disturbi di dipendenza, attività fisiche o sessuali compulsive. (Baldoni e Ceccarelli 2010)

Le preoccupazioni ipocondriache e i disturbi di somatizzazione che sono dovuti al cambiamento del proprio funzionamento e non sono supportati da alterazioni biologiche significative, prendono il nome di “Abnormal Ilness Behaviour e talvolta, nelle forme più lievi, può sovrapporsi alla “sindrome della couvade”. (Baldoni et al. 2001)

Tale alterazione affettiva perinatale paterna, che si può manifestare anche nella donna, non va confusa con la depressione perinatale

I fattori di rischio della depressione perinatale paterna 

Gli studi iniziali effettuati in ambito psicoanalitico, hanno sottolineato alcuni fattori di rischio che determinano il manifestarsi della depressione nella figura paterna quali: 

  • comparsa di conflitti pre-edipici dovuti a mancata risoluzione dei legami simbiotici con la figura materna rappresentata simbolicamente dalla propria madre;
  • riattivazione di conflitti edipici causati dalla nascita del figlio che riguardano i problemi irrisolti con la propria figura paterna per cui si re-instaurano i bisogni infantili di dipendenza che inducono sentimenti di colpa, rabbia e ambivalenza, senso di perdita e di lutto nei confronti del sé.

La maggior parte degli studi, fin dall’inizio, ha confermato che la presenza di disturbi mentali nella madre rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo della depressione perinatale paterna. 

Nelle ricerche sui padri sono emersi anche altri elementi come: la presenza di un basso livello di soddisfazione di coppia, di consenso e di coesione coniugale accompagnati ad alti livelli di stress perinatale. Questi aspetti rappresentano dei fattori di rischio per lo sviluppo di ansia e depressione paterna e influenzano l’attaccamento degli uomini ai loro bambini. (Buist et al. 2003, Demontigny et al. 2013)

Una ricerca del 2016, però, ha evidenziato che la depressione paterna ha un impatto negativo sulla sintomatologia della futura madre significativamente maggiore rispetto a quello che può avere la depressione materna prenatale sul proprio partner. (Paulson et al. 2016)
Le ricerche più recenti e attualmente disponibili sulla DPP hanno messo in evidenza diversi fattori di rischio; oltre a quelli psicosociali e relazionali di coppia sono da sottolineare un alto livello di percezione di stress, caratteristiche di personalità, fattori psicosociali e familiari, il fumo.
Elevati livelli di stress, in entrambi i sessi, possono essere presenti durante la gravidanza fino a 18 mesi dal parto, soprattutto se si trovano a contatto con un neonato con un temperamento impegnativo che chiede continuamente attenzione, piange, si alimenta e dorme con difficoltà.
Questi aspetti del neonato risultano, però, più stressanti per i padri che per le madri.
Per quanto riguarda i tratti di personalità, alcune ricerche hanno individuato nei padri con depressione post-natale la presenza di tratti depressivi e ansiosi, di un elevato grado di nevroticismo e di un basso livello di estroversione.
I tratti ansiosi possono emergere maggiormente fra il terzo trimestre di gestazione e i primi due mesi dopo il parto e sono connotati da pensieri intrusivi e comportamenti tesi a evitare “danni irreparabili” alla compagna e al nascituro, molto simili a quelli che si manifestano nel disturbo ossessivo compulsivo.

Il disturbo ossessivo compulsivo nei padri può essere significativamente associato a episodi di disturbi dell’umore o manifestazioni ossessivo compulsive nelle madri. Un altro aspetto importante è l’“autoefficacia”. Misurare tale caratteristica potrebbe essere utile per effettuare lo screening delle difficoltà genitoriali e attuare interventi mirati. 

Percepirsi come un genitore “poco efficace” e sperimentare un senso d’inutilità e inadeguatezza rappresenta un fattore predittivo per la depressione paterna. (Letourneau et al. 2012)

I fattori di rischio psicosociali

I fattori psicosociali correlati a presenza di sintomatologia depressiva paterna sono:

  • età giovane (essere ventenni) o al contrario avere un’età avanzata. Gli uomini che aspettano il loro primo bambino in età avanzata costituiscono un gruppo di persone a più alto rischio nello sviluppare problemi di salute fisici e mentali
  • un basso livello d’istruzione, uno scarso reddito o preoccupazioni finanziarie, disoccupazione.

Gli ultimi studi stanno confermando che la gravidanza indesiderata è associata a un maggior rischio di stress e depressione di entrambi i genitori. Spesso la gravidanza non voluta è dovuta a comportamenti rischiosi o situazioni di salute psicologiche già compromesse.

Lo scarso sostegno sociale e familiare rappresentano ulteriori aspetti di vulnerabilità.
I padri hanno bisogno di un sostegno formale (da parte di professionisti) e informale (amici e parenti). Gli interventi di sostegno ideale dovrebbero affrontare una serie di temi chiave, tra cui fornire ai padri informazioni sulla PPD e consigli pratici su come affrontare la depressione della partner.
La figura paterna è significativa e preziosa e deve partecipare attivamente nella relazione, deve sentirsi padre facendo rinascere il figlio nella propria mente attingendo all’immago paterna e alla propria esperienza di figlio. Esplicitare le aspettative cercando un confronto con altri padri o con la propria compagna. Attingere ad informazioni concrete ovvero i diritti, i doveri, le varie opzioni possibili. 

Come sostenere il neo-papà per prevenire la sintomatologia depressiva

Per poter intervenire nella depressione paterna, è importante esplicitare al padre quali sono le sue funzioni all’interno della triade e come affiancare la diade madre-bambino favorendo la sua inclusione. È importante far comprendere che nei rimi tre mesi dopo il parto il padre è quella figura che sta intorno alla diade, che accudisce la mamma, che la tuteli, che gestisca le visite di parenti e amici. Esplicitarlo serve a non farlo sentire rifiutato ma a comprendere meglio il momento delicato che si sta vivendo. Dobbiamo renderlo consapevole della sua funzione primaria di base sicura, di colui che sa stare accanto alla diade, che lo faccia in modo non intrusivo e distratto ma che abbia una presenza attenta e disponibile. Il padre deve funger da supporto e contenimento emotivo della madre durante la gravidanza e nel post parto, ovvero svolgere una funzione antidepressiva. 

È importante accompagnare il padre in questo percorso altrimenti il suo disorientamento e senso di impotenza influenzerà la madre e si instaurerà una relazione di attaccamento insicuro nel neonato.

Ne consegue l’importanza di offrire un sostegno precoce e mirato proprio al padre, che viene invece spesso lasciato indietro rispetto alle preoccupazioni di sanitari e familiari. Un padre fragile può determinare a catena una fragilità del nuovo nucleo nascente proprio nel momento in cui sono necessarie più risorse emotive. 

Di Eleonora Staccioli

Fonti:

“Diagnosi precoce del disturbo della relazione madre-bambino: l’osservazione clinica e l’intervento a livello territoriale” di Gattoni Maria Beatrice, Desideri Maria Gabriella, Dabrassi Francesca, Brighenti Maurizio -(PM,1Giugno2012) 

Rivista: Cognitivismo clinico (2017) 14,1, 22-45. La depressione perinatale materna e paterna. Fattori di rischio, aspetti clinici e possibili interventi di Stefania Cicchiello. 

Rivista Italiana di Educazione Familiare, n. 2 – 2011, pp. 5-21 “La nascita nella mente della madre” Adolfo Pazzagli, Paola Benvenuti, Chiara Pazzagli 

F.Crisafulli, L. Molteni, L. Paoletti, P.N. Scarpa, L. Sambugaro, S. Giuliodoro 

Il “core competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la formazione. Edizioni Unicopli 

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