Proseguiamo il nostro approfondimento pratico per dopo il parto. Per quanto riguarda la cameretta molto dipende dal tipo di allattamento che si intraprende, dal tipo di abitazione che ha la famiglia ma non solo. Se la stanza apposita non fosse presente?
La cameretta
Ci sono genitori che vogliono preparare la stanza nel migliore dei modi, con tutti i comfort e con tutto ciò di cui il piccolo potrebbe avere bisogno da subito. Altri invece partono più gradualmente, allestendo magari un angolo della loro matrimoniale o del soggiorno dedicato proprio al neonato. Regolatevi con lo spazio che avete in casa e con le necessità che si presentano di volta in volta.
Sicuramente all’inizio non dovrà mancare un angolo dedicato alla cura dell’igiene e dei cambi, che sia solo un morbido piano d’appoggio o un fasciatoio vero e proprio, nel quale riporre i pannolini. Si dovrà provvedere anche alle salviettine, alla crema per il sederino, le garzine sterili, la fisiologica e un gel igienizzante per le vostre mani.
Ovviamente penseremo anche alla nanna del neonato, una carrozzina o la culla che si pone vicino al letto matrimoniale. Per la mamma che allatta al seno sarà utile per i primi giorni una pomata alla lanolina, delle coppette d’argento e delle coppette assorbi-latte utili per quando aumenterà la produzione del latte.
Utile anche il cuscino allattamento e un cuscino anti-plagiocefalia per quando il neonato dormirà sul vostro braccio. Tutine quanto basta, per il resto si valuta caso per caso.
L’armadio per il neonato? Se si ha spazio sì, altrimenti si può riporre l’abbigliamento nella cassettiera del fasciatoio o in una parte dedicata dell’armadio. I giochi e giochini, giostrine per culla e varie, all’inizio hanno davvero poco senso perché il neonato non avrà né la maturazione fisica per vedere e afferrare, ne quella psicologica per interessarsi agli oggetti. Tutto il suo mondo saranno i genitori.
Il rientro a casa dopo il parto
Bisogna precisare che il rientro a casa dopo il parto non è mai semplice perché accompagnato da molte novità e da molti cambiamenti. La proiezione della maternità non sempre corrisponde alla realtà: ci immaginiamo di essere composte, di tenere la casa in ordine e di preparare regolarmente pranzo e cena. Ci immaginiamo di rientrare subito nei nostri vestiti pre-gravidanza e abbiamo anche aspettative positive sul nostro bambino.
Però poi dobbiamo fare i conti con la realtà, con un neonato che ad esempio non rientra negli schemi culturali che ci hanno trasmesso, che ha bisogni ed esigenze che proprio non ci aspettavamo. Si crede spesso che si è fortunati se il neonato dorme per tutta la notte o si nutre regolarmente ogni tre ore.
Queste aspettative sono del tutto connesse alla società del mondo occidentale in cui tutto è controllato da schemi e tabelle, come se ci dovesse essere un’omologazione tra neonati. Ma non è affatto così.
Il neonato ha fisiologicamente bisogno di dormire con la mamma, di stare pelle a pelle con i genitori e di poppare così frequentemente tanto da far chiedere alla mamma se ha abbastanza latte. E’ tutto normale.
Lo stomaco del bambino appena nato è piccolo e si svuota velocemente anche grazie alla digeribilità del latte materno. In più il bambino deve frequentemente attaccarsi per stimolare la produzione del latte adeguandola alle sue esigenze.
Inoltre la pelle è un organo importantissimo e grazie al tatto e al contatto il bambino riesce ad essere rassicurato e ad avere risposta ai suoi bisogni. Pensate che tutti i neonati hanno un ciclo del sonno per metà occupato dalla fase di sonno REM, sonno attivo e leggero durante il quale si formano le connessioni neurali. Quest’ultime portano alla maturazione dello sviluppo psicomotorio.
Sarà quindi normale svegliarsi spesso anche per l’incapacità a riaddormentarsi da solo almeno nei primi tempi. In più la vicinanza dei genitori, in particolare della mamma, sarà fondamentale per assicurarsi che il bambino non abbia rischi legati a eventuali rigurgiti e apnee durante il sonno.
Mettiamoci nell’ottica di un neonato
Dopo il parto il neonato deve imparare a sopravvivere, a respirare e ad adattarsi al mondo esterno, a riconoscere le figure che si prendono cura di lui grazie alla straordinaria capacità dei suoi sensi. Anche i risvegli frequenti, del tutto normali e salutari, sono attivati da meccanismi arcaici di sopravvivenza presenti nel nostro cervello. Questi ultimi ci mettono in uno stato di allerta costante quando la figura di accudimento si allontana.
Anche il pianto è l’unica forma di comunicazione che il bambino ha alla nascita e che pian piano i genitori impareranno ad interpretare. Infatti bisogna aspettarsi un periodo di assestamento e forse anche di caos. I neo-genitori dovranno fidarsi del loro istinto e cercare di capire quello che fa bene al proprio bambino e come metterlo in pratica, senza curarsi dei “consigli” non richiesti e di quello che persone “esperte” possono dire.
Sarà utile dividersi i compiti e organizzarsi man mano che si presentano le diverse dinamiche quotidiane. Si avrà anche a che fare con molte influenze esterne: parenti, amici, colleghi, conoscenti, internet stesso e social. Una miriade di informazioni che potrebbe aiutare in alcuni casi, ma dall’altra potrebbe essere fuorviante.
Sottolineiamo che la mamma soprattutto ha le potenzialità per mettere in atto delle strategie per risolvere i problemi, seguendo l’istinto e la capacità di accudimento che ha in sé. Questa caratteristica non deve essere soppressa dalle nozioni del web, tanto meno da tuttologi e da tabelle prestabilite.
di Sara Russo