La ripetizione di scambi interattivi regolari e prevedibili tra i due membri della diade madre-bambino conduce alla formazione di un sistema di aspettative reciproche, che il bambino gradualmente giunge a riconoscere, ricordare ed attendere. 

Svezzamento come prima vera crisi relazionale

Durante l’allattamento la relazione positiva tra madre e bambino innesca un circuito di esperienze positive e amorevoli nel bambino, e se l’allattamento è la prima forma di nutrizione e, contemporaneamente, il primo incontro con le regole di turni, attese e comunicazione, lo svezzamento ne costituisce la fase successiva con una maggiore necessità di far fronte alle nuove esigenze del bambino che cresce. 

Il passaggio dal seno-bocca alla mano-bocca e poi al cucchiaio, la fase di svezzamento dunque, rappresenta la prima vera crisi relazionale, una prima vera separazione dalla madre. Possiamo quindi osservare come l’esperienza nutrizionale, possedendo un significato relazionale profondo, sia un momento importante e con numerose conseguenze. 

L’allattamento anche oltre i due anni

Il latte materno dovrebbe caratterizzare l’alimentazione esclusiva del bambino per i primi sei mesi di vita ma, contemporaneamente al processo di alimentazione complementare e alla conseguente introduzione di cibi solidi, può proseguire naturalmente fino ai due anni e anche oltre, se madre e bambino lo desiderano. L’Alimentazione è associata infatti alla relazione, alle emozioni, alla comunicazione preverbale, attraverso comportamenti e sensazioni e pensieri che ne derivano. Dalla nascita, durante il primo anno di vita e con la crescita, l’atto del mangiare è un’esperienza sociale e tale esperienza influenza il significato che il bambino/a associa al cibo stesso. 

I benefici dell’allattamento oltre il primo anno di vita

Il sesto mese è generalmente indicato come inizio per introdurre via via altri cibi oltre al latte materno, ma come ricordano le linee di organi competenti come l’organizzazione Mondiale della Sanità, non determina come regola rigida il termine assoluto dell’allattamento: perché il bambino/a sia pronto l’OMS suggerisce di continuare l’allattamento al seno nel secondo semestre di vita in concomitanza con gli assaggi di cibi diversi dal latte materno, e oltre, finché madre e bambino desiderano. 

Le ricerche infatti dimostrano che i benefici dell’allattamento si estendono ben oltre il primo anno di vita. Anche durante il secondo anno di vita, infatti, il latte materno non perde le sue preziose caratteristiche nutrizionali rimanendo una validissima fonte di proteine, grassi, calcio e vitamine, favorendo un adeguato sviluppo metabolico e prevenendo obesità, diabete e malattie cardiovascolari. Inoltre la concentrazione di sostanze immunitarie presenti nel latte aumenta man mano che il bambino cresce e diminuiscono le poppate. 

I benefici psicologici dell’allattamento prolungato nei bambini

Per quanto riguarda gli aspetti psicologici è stato dimostrato che con l’aumento della durata dell’allattamento diminuiscono nei bambini i disturbi del comportamento e migliora il loro inserimento sociale tra i sei e gli otto anni. Inoltre l’allattamento che si estende per periodi più lunghi, rispetto ai primi sei mesi di vita del bambino, risulta avere effetti positivi sulla sfera emotiva in quanto ha un conseguenza particolarmente utile per sviluppare competenze chiave al fine di superare le crisi dei bambini. 

Affinché ciò sia possibile è importante che la madre si dedichi ad osservare il proprio bambino in modo non passivo, creando un clima emotivo di interesse e favorevole alla relazione. In tal modo l’allattamento al seno ha tutte le possibilità per diventare fonte di ricchezza e di stimolo per entrambi i protagonisti appagando desideri, calmando timori e favorendo nel neonato lo sviluppo di una personalità armonica e sicura. 

di Francesca Lopez

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