La definizione di mente e corpo, e quindi dei loro reciproci rapporti, ha occupato da sempre una parte sostanziosa del dibattito filosofico e psicologico del mondo occidentale.

Nelle formulazioni più recenti si tende spesso a seguire una concezione secondo la quale corpo e mente non possiedono alcun tipo di esistenza intrinseca e quindi distinta rispetto all’insieme dell’organismo, ma sono due aspetti della stessa realtà.

Il corpo è dotato delle stesse qualità della mente

In tale direzione si può quindi esaminare una persona, un organismo, con la risonanza magnetica, evidenziando delle aree cerebrali in funzione e, allo stesso modo, si può esaminarla attraverso un colloquio o un test psicologico, cogliendone emozioni,  pensieri e modalità di porsi in relazione. Un concetto di unità mente-corpo ben diverso quindi da quello che in passato proponeva un monismo assoluto che riduceva la persona al corpo e ad un insieme di molecole studiate dalla biologia. Il corpo è quindi dotato delle stesse qualità della mente: è un corpo che sente, che pensa, che si relaziona e che si sviluppa nella relazione. 

L’individuo non viene quindi più visto come un sistema chiuso, in cui un qualche elemento agisce su di un altro; salute e patologia, appaiono connesse alle relazioni, passate e presenti, che l’individuo instaura.

L’importanza delle relazioni reali significative sulla salute 

Diverse ricerche hanno dimostrato che il comportamento, le emozioni e la fisiologia dell’individuo sono regolati dalla relazione e ciò avviene fin dalla nascita. Nello specifico, la fisiologia del bambino è regolata dalla relazione con la madre e gli schemi acquisiti in queste interazioni risultano immagazzinati attraverso la memoria procedurale. Nel corso dell’infanzia questa regolazione interattiva viene gradualmente interiorizzata dal bambino e questo implica che componenti affettive e cognitive (rappresentazioni interne delle relazioni) siano connesse alla regolazione fisiologica interiorizzata, che, però,  non è mai del tutto indipendente da figure reali. Anche nell’adulto, più che ad una regolazione del tutto indipendente, legata solo alla rappresentazione interna, questa è sempre in qualche modo connessa con qualcosa di esterno; quello che varia è la qualità delle relazioni reali necessarie per la regolazione e per il mantenimento delle relazioni interne. 

L’importanza delle relazioni reali significative sulla salute  nell’adulto è stata mostrata da molteplici ricerche sperimentali condotte da James Coan, dell’Università della Virginia. 

Questi studi hanno sottolineato il valore e il potere delle relazioni sul benessere psico-fisico dell’individuo.

In particolare, analizzando la relazione di coppia, si può constatare che un corpus piuttosto vasto di ricerche tende a dimostrare che la relazione coniugale, a seconda delle sue caratteristiche, può svolgere un ruolo protettivo o di rischio per la salute dell’individuo.

Modalità conflittuali durante discussioni coniugali sono associate a:

  • aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e della reattività cardiovascolare (Ewart et al., 1991; Mayne et al., 1997; Thomsen e Gilbert, 1998; Broadwell e Light, 1999; Nealy-Moore et al., 2007); 
  • alterata funzione immunitaria (Kiecolt-Glaser et al., 1993; KiecoltGlaser et al., 2005; Graham et al., 2006; Gouin et al., 2010; Kiecolt-Glaser et al., 2010); 
  • alterata funzione endocrina (Malarkey et al., 1994; Kiecolt-Glaser et al., 1996, 1997, 1998); 
  • aumento del livello di reattività dei muscoli lombari in soggetti con dolore cronico alla schiena (Flor et al., 1995);
  • livelli più alti di dolore in pazienti con artrite reumatoide (Williamson et al., 1997; Waltz et al., 1998).

Un vissuto di ostilità durante le discussioni coniugali è associata a: 

  • Aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, della calcificazione delle arterie coronariche (Ewart et al., 1991; Smith e Brown, 1991; Smith e Gallo, 1999; Smith et al., 2007; Smith et al., 2009); 
  • Alterazioni del sistema immunitario (Kiecolt-Glaser et al., 1993; 1998); 
  • Alterazioni del sistema endocrino (Malarkey et al., 1994). 

Più in generale una relazione coniugale soddisfacente risulta associata a: 

  • una minor aterosclerosi delle arterie carotidi e dell’aorta (Gallo et al., 2003; Figueredo, 2009); 
  • più bassi livelli di pressione arteriosa, anche nel corso di tre anni (Baker et al., 2000; Baker et al., 2003);
  • più lunga sopravvivenza in soggetti con insufficienza cardiaca in un periodo di 8 anni (Rohrbaugh et al., 2006);
  • una migliore prognosi nei disturbi cardiaci (Orth-Gomér et al., 2000). 
  • una migliore prognosi nel carcinoma mammario.

E’ stato inoltre rilevato come esperienze e vissuti di un membro della coppia possano avere effetti sulla salute dell’altro. 

La perdita del coniuge comporta, nella media dei soggetti: 

  • disfunzioni immunitarie (Bartrop et al., 1977; Schleifer et al., 1983);
  • aumento della mortalità per patologia cardiaca nei mesi successivi alla morte del coniuge, maggiormente evidente negli uomini (Parkers et al., 1969; Kaprio et al., 1987; Ben-Shlomo et al., 1993; Zhang e Hayward, 2006). 

La separazione coniugale comporta, sempre nella media dei soggetti:

  • Una depressione della funzione immunitaria: più bassa concentrazione di cellule NK, minore concentrazione di linfociti T helper, minore riposta ai mitogeni (Kiecolt-Glaser et al.1987, 1988). 

In un modello biopsicosociale quindi corpo, mente e relazioni sono aspetti della stessa realtà e concorronno allo stato di salute e benessere dell’individuo. 

di Giovanna Bruno

Fonti:

In-fertilità. Un approccio multidisciplinare: Atti del I Convegno nazionale Roma, 5-6 maggio 2017 a cura di Michela Di Trani e Anna La Mesa.

Psicologia clinica perinatale. Dalla teoria alla pratica. Rosa Maria Quatraro e Pietro Grussu.

I miei quattro trimestri – esercizi di positività – spunti di neuroscienze e hypnobirthing. Cecilia Antolini Brenna e Silvia Dalvit Menabé

Il parto positivo. Diventare mamma con scienza e con amore. Cecilia Antolini Brenna e Silvia Dalvit Menabé

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